La piccola lanterna è un libro per bambini di Ghassan Kanafani (Acri, 8 aprile 1936 - Beirut, 8 luglio 1972), un autore noto soprattutto per la sua produzione letteraria rivolta agli adulti. Scritto più di cinquant'anni fa, La piccola lanterna fa vibrare la sua luce anche in tempi, luoghi e circostanze lontane da quelle in cui ha preso forma (come d'altra parte capita spesso ai libri ben riusciti e a quelli dei grandi scrittori: in questo caso le due cose si verificano insieme).
Per i lettori di lingua italiana, esiste un'edizione bilingue (ed. Sardegna-Palestina 2014) con testo arabo a fronte che riproduce in anastatica la versione originale della fiaba scritta e illustrata da Kanafani nel gennaio del 1963.
La scelta della riproduzione del testo originale in anastatica (adottata anche nella precedente edizione/traduzione in lingua inglese) è particolarmente felice, data l'importanza che questo libro venne ad assumere nella storia della letteratura araba per l'infanzia anche dal punto di vista della tecnica iconografica, della campitura, dell'assemblaggio di illustrazione e scrittura:
L'occasione per la stesura del racconto fu l'ottavo compleanno della nipote di Kanafani, Lamis, alla quale il libro è dedicato. La piccola lanterna nasce dunque nell'intimità di un dialogo a due, tra zio e nipotina - caso tutt'altro che raro nell'ambito della letteratura per l'infanzia. E infatti, come spesso è accaduto e accade nella narrativa di questo settore, una storia pensata per una bambina in particolare si trova in seguito a dialogare con un numero - potenzialmente infinito - di altri lettori e lettrici:
Per i lettori di lingua italiana, esiste un'edizione bilingue (ed. Sardegna-Palestina 2014) con testo arabo a fronte che riproduce in anastatica la versione originale della fiaba scritta e illustrata da Kanafani nel gennaio del 1963.
La scelta della riproduzione del testo originale in anastatica (adottata anche nella precedente edizione/traduzione in lingua inglese) è particolarmente felice, data l'importanza che questo libro venne ad assumere nella storia della letteratura araba per l'infanzia anche dal punto di vista della tecnica iconografica, della campitura, dell'assemblaggio di illustrazione e scrittura:
Scrivendo questo racconto nel 1963, Kanafani diviene di fatto il precursore della letteratura per l’infanzia palestinese contemporanea, considerando che la rivista Dar al-Fata al-Arabi vede la luce solo undici anni dopo. Uno dei maggiori autori e illustratori arabi per l’infanzia, l’egiziano Mohieddin Ellabad, co-fondatore di Dar al-Fata al-Arabi, pubblicherà anni dopo dei libri usando la stessa scelta stilistica di Kanafani, cioè del testo scritto nelle illustrazioni. (Dall’Introduzione di Giuseppe Pusceddu a La piccola lanterna)
L'occasione per la stesura del racconto fu l'ottavo compleanno della nipote di Kanafani, Lamis, alla quale il libro è dedicato. La piccola lanterna nasce dunque nell'intimità di un dialogo a due, tra zio e nipotina - caso tutt'altro che raro nell'ambito della letteratura per l'infanzia. E infatti, come spesso è accaduto e accade nella narrativa di questo settore, una storia pensata per una bambina in particolare si trova in seguito a dialogare con un numero - potenzialmente infinito - di altri lettori e lettrici:
Ogni anno Ghassan era solito scrivere e illustrare un libro dedicato a sua nipote Lamis per il suo compleanno. Ricordo le sue mani delicate quando disegnava e ritagliava le belle illustrazioni per la storia che aveva appena scritto per Lamis, in occasione del suo ottavo compleanno. Sedevamo insieme nella nostra casa a Beirut, nel gennaio del 1963, mentre Ghassan mi traduceva La piccola lanterna. Ghassan aveva dodici anni nel 1948 quando venne forzato a lasciare la sua terra con tutta la sua famiglia. Divennero profughi e in seguito si stabilirono a Damasco dove i bambini poterono andare a scuola. Quando Ghassan aveva vent’anni si trasferì in Kuwait per stare con la sorella, madre di Lamis, e lavorare come insegnante di educazione artistica. Lamis nacque nel 1955 (...) Ghassan l’adorava (...) Tra i suoi primi scritti letterari un libro è dedicato a lei. In seguito divenne il più famoso scrittore palestinese del suo tempo, e Lamis ammirava lo zio (...). Il loro era un rapporto molto genuino, come se ci fosse un sottile filo che li univa l’uno con l’altra... anche nella morte. Vennero uccisi dalla stessa bomba un sabato mattina a Beirut, nel luglio del 1972. Ghassan e Lamis sono sepolti all’ombra degli alberi dove la terra è rossa come il suolo in Palestina. Hanno lasciato il loro libro, La piccola lanterna, per voi, per poterlo leggere. (Dalla Prefazione di Anni Kanafani a La piccola lanterna)
Kanafani morì infatti giovanissimo (aveva 35 anni) l'8 luglio del 1972. Ma, nonostante la prematura scomparsa, ha lasciato un gran numero di scritti, articoli, interventi, racconti e quindici romanzi brevi - genere letterario, quest'ultimo, eletto a cifra narrativa prediletta non dal solo Kanafani ma da un'intera generazione di scrittori, per dar corpo all'urgenza di testimonianza che accompagnò la naksa, ovvero le drammatiche conseguenze della guerra dei sei giorni (1967) che, d'altra parte, accelerarono il processo di organizzazione politica della resistenza palestinese.
Dopo aver studiato letteratura araba all'Università di Damasco e, nel frattempo, aver insegnato educazione artistica nei campi profughi palestinesi dell'Unrwa, Kanafani - dotato di un talento e di una sensibilità letteraria che gli permisero di spaziare attraverso registri, stili e generi differenti - divenne presto una delle più importanti voci della letteratura palestinese dell’esilio, caratterizzando la sua produzione in senso eminentemente politico. D'altra parte, la sua stessa vicenda biografica si intreccia fin quasi a fondersi con la storia politica della Palestina. Nato all'alba della rivolta del 1936-1939, Kanafani aveva dodici anni quando, nel 1948, ebbe inizio la diaspora dei palestinesi (nakba). Durante gli anni di insegnamento nei campi profughi a Damasco, ancora studente universitario, entrò poi in contatto molto ravvicinato - appunto come insegnante di arte - con una condizione di infanzia "sradicata", che attraversava una sorta di precoce crisi di identità collettiva. In un contesto del genere, Kanafani si trovò a sperimentare innovativi programmi didattici, cercando di intuire i bisogni specifici di quei bambini, le esigenze caratterizzate da una situazione biografica e politica che doveva essere osservata dal basso e che richiedeva di riadattare e ripensare i generici programmi di insegnamento previsti dall'Unrwa. (Questa stessa prospettiva "infantile", questo sguardo dal basso a partire dalla materialità e dalla concretezza di specifici bisogni collettivi, sarà anche un filtro importante nelle scelte narrative di diversi romanzi e racconti di Kanafani.)
Dopo aver tracciato alcune tappe canoniche delle migrazioni palestinesi in medioriente tra il Kuwait e il Libano, Kanafani iniziò dunque a impegnarsi in modo prolifico nel "ruolo" di scrittore "organico":
Dopo aver studiato letteratura araba all'Università di Damasco e, nel frattempo, aver insegnato educazione artistica nei campi profughi palestinesi dell'Unrwa, Kanafani - dotato di un talento e di una sensibilità letteraria che gli permisero di spaziare attraverso registri, stili e generi differenti - divenne presto una delle più importanti voci della letteratura palestinese dell’esilio, caratterizzando la sua produzione in senso eminentemente politico. D'altra parte, la sua stessa vicenda biografica si intreccia fin quasi a fondersi con la storia politica della Palestina. Nato all'alba della rivolta del 1936-1939, Kanafani aveva dodici anni quando, nel 1948, ebbe inizio la diaspora dei palestinesi (nakba). Durante gli anni di insegnamento nei campi profughi a Damasco, ancora studente universitario, entrò poi in contatto molto ravvicinato - appunto come insegnante di arte - con una condizione di infanzia "sradicata", che attraversava una sorta di precoce crisi di identità collettiva. In un contesto del genere, Kanafani si trovò a sperimentare innovativi programmi didattici, cercando di intuire i bisogni specifici di quei bambini, le esigenze caratterizzate da una situazione biografica e politica che doveva essere osservata dal basso e che richiedeva di riadattare e ripensare i generici programmi di insegnamento previsti dall'Unrwa. (Questa stessa prospettiva "infantile", questo sguardo dal basso a partire dalla materialità e dalla concretezza di specifici bisogni collettivi, sarà anche un filtro importante nelle scelte narrative di diversi romanzi e racconti di Kanafani.)
Dopo aver tracciato alcune tappe canoniche delle migrazioni palestinesi in medioriente tra il Kuwait e il Libano, Kanafani iniziò dunque a impegnarsi in modo prolifico nel "ruolo" di scrittore "organico":
Torniamo dunque alla Piccola lanterna che, come spiega il curatore dell'edizione italiana, trova una sua collocazione precisa, pur nell'eccezionalità della destinazione d'uso di questo racconto, nel contesto della poetica variegata di questo autore:Raccontare storie in Palestina era una vera e propria arte fatta da uno storyteller (hakawati), oltre che parte della vita sociale del popolo. I primi studi demologici palestinesi sono degli anni Venti, ma è dopo la naksa del 1967, come scrive l’antropologa Cristiana Baldazzi, “che il folklore diviene uno strumento di salvaguardia dell’esistenza passata e presente, ma anche mezzo di resistenza (muqawama), attraverso cui infondere nel popolo nuova forza”. Kanafani è molto sensibile a queste tematiche, sia come letterato che come politico. (Dall’Introduzione di Giuseppe Pusceddu a La piccola lanterna)
Kanafani quindi scrittore politico e impegnato. Ma c’è una parte della sua produzione che non è immediatamente riconducibile a queste tematiche. In molti racconti dello scrittore palestinese è presente infatti una dimensione fantastica e fortemente simbolica. E proprio uno degli scritti di Kanafani dove il simbolismo risulta più evidente è il racconto per bambini Al-qandīl as-ṣaġīr (La piccola lanterna) (...) Ghassan Kanafani aveva ideato la fiaba seguendo sia la grande tradizione della letteratura e dell’arte araba, in questo agevolato dall’essere anche pittore oltre che scrittore (...), sia la ricca tradizione popolare palestinese dei racconti per bambini. La piccola lanterna è suddivisa in 27 capitoli illustrati, con una brevissima prefazione/dedica per la nipote, in pratica si tratta della consegna di un dono promesso. “Per mantenere la promessa del mio dono, ti scriverò una storia... perché, per professione, sono uno che scrive storie. Il racconto che ti scriverò s’intitola La piccola lanterna. è una lanterna piccola ma crescerà con te”. (Dall’Introduzione di Giuseppe Pusceddu a La piccola lanterna)
La piccola lanterna è a tutti gli effetti una (splendida) fiaba d’autore che, recuperando elementi tipici della
tradizione fiabesca araba e intrecciando simbolismo e attualità, realtà e
fantasia, è capace di parlare ai bambini - di oggi e di ieri, di qui e
di ogni dove - delle paure, delle cose impossibili, di un tragico
destino da principesse maledette... e della loro sempre possibile
trasformazione. Vediamo allora alcune tavole del libro.
«Se non riesci a portare il sole nel palazzo, per punizione, passerai il resto della vita rinchiusa in una cassa di legno». Come in molte fiabe, il meccanismo narrativo è innescato da un evento tragico e/o da una dura prova da superare. Questa tavola - una delle prime del libro - illustra la punizione prevista dal testamento del re defunto nel caso in cui la principessa - protagonista della storia - fallisca nell’enigmatico compito di “portare il sole nel palazzo".
Altro tipico espediente fiabesco è un gioco basato sull'equivocità letterale e/o prospettica. Dunque ecco che la piccola principessa cercherà di raggiungere il sole scalando un'alta montagna. Kanafani lascia che a occupare le due immagini alle quali è affidato questo snodo narrativo sia lo slittamento di prospettiva che si ha, rispetto alla distanza del sole, se lo si osserva dalle pendici o dalla vetta della montagna. Si tratta senza dubbio di un momento cruciale del racconto, che innesca un passaggio tragico, quello della solitudine davanti a un ostacolo insuperabile con le sole forze della protagonista o, peggio, della constatazione di una situazione impossibile da risolvere, di una strada senza uscita. La scelta iconografica, felicissima, invita evidentemente il lettore ad assumere in soggettiva il punto di vista della principessa.
Il capo delle guardie è un personaggio che nella prima metà del racconto riveste la funzione dell’antagonista che rischia di soffocare l’intuizione della principessa sul ruolo risolutivo delle lanterne e della collaborazione di tutto il popolo all’impresa di “portare il sole nel palazzo”, oltre a ostacolare il vecchio saggio («...pensavano che fosse matto»), ovvero colui che solo saprà dare i giusti consigli e indicare alla principessa la strada verso la soluzione dell’enigma.
In diverse tavole vediamo l’uomo che nella fiaba riveste la funzione di “aiutante magico”. Kanafani sottolinea visivamente e narrativamente l'elemento della distanza: «Mentre lei era immersa nella sua tristezza, un uomo molto vecchio cercava di entrare nel palazzo, ma le guardie gli impedivano di entrare e provavano a cacciarlo via in tutti i modi»...
In una delle tavole più poetiche del racconto Kanafani condensa il luogo dialettico che prelude alla soluzione dell’impasse davanti a cui si trova la protagonista: «Ben presto tutto il popolo venne a sapere che la piccola principessa voleva portare il sole nel palazzo, ma nessuno sapeva come darle una mano. Alcuni pensarono che la principessa fosse matta, perché stava cercando l’impossibile, altri la ritennero saggia, appunto perché voleva raggiungere l’impossibile, ma nessuno era in grado di aiutarla».
Infine, come da miglior tradizione fiabesca, anche La piccola lanterna si chiude con la “carta” del superamento di tutti gli ostacoli, del compimento del “viaggio iniziatico” dell’eroina e della conquista di un nuovo modo di stare nel mondo dopo esser stata completamente trasformata da un’esperienza di ricerca, crisi, viaggio, scoperta e crescita.
«Adesso ho capito tutto», disse la principessa, «le piccole lanterne messe insieme sono il sole che mio padre voleva». Il saggio replicò, indicando la finestra: «Sì, ma guarda laggiù». Il sole iniziava a sorgere e i suoi raggi si diffondevano dentro il palazzo. La principessa gridò: «Incredibile! è la prima volta che succede una cosa del genere!» E il saggio disse: «Sì, questo succede per la prima volta perché hai buttato giù le mura e le porte... hai dimenticato? Quelle mura impedivano ai raggi del sole di entrare nel palazzo». Immediatamente il saggio pose la corona ornata di pietre preziose sul capo della piccola principessa dicendole: «Sei diventata regina perché hai esaudito la volontà di tuo padre e hai portato il sole nel palazzo».
***
Età di lettura consigliata: dai 4 anni in su.
Grazie al Centro Documentazione Palestinese per averci fatto scoprire questo meraviglioso libro!
Cora Presezzi
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