Nel 2011 Orecchio Acerbo ha presentato la collana Libri Toon con l’intenzione di proporre
al pubblico di piccoli e piccolissimi lettori una rosa di albi a fumetti d’autore per avvicinarli a un linguaggio sì
familiare (vignette e baloon, al posto di testi, illustrati o meno), ma
comunque diverso da quello dei fumetti più popolari e amati anche da chi non è
un lettore abituale di libri e riviste (penso soprattutto ai fumetti Disney).
Art Spiegelman - Jack e la scatola |
Ad oggi la collana conta tre uscite (inserite nella più ampia sezione comics del catalogo Orecchio Acerbo):
“Topo Lino si prepara”(
di Jeff Smith - Bone ), “Jack
e la scatola” (di Art Spiegelman - Maus ), “Il signor Coccodrillo ha molta fame” (di Joann Sfar - Professor Bell); i primi due in formato orizzontale (come
i vecchissimi albi da una striscia a pagina), copertina morbida e pagine a
colori.
Le storie semplici (narrativamente e linguisticamente), la
brevità e la bassa densità di testo scritto li rendono potenzialmente adatti
sia ai piccolissimi neolettori che a chi, più grandicello, è restio a prendere
un libro in mano.
Dopo aver letto i libretti di Spiegelman e Smith ho avuto
l’impressione di avere davanti dei prodotti ibridi, nati più per stimolare
l’interesse verso il fumetto o la lettura che per essere fruiti da lettori giù
usi a questo linguaggio (e magari già
appassionati).
Guardiamoli da vicino.
Vignette
Nell’albo di Jeff Smith l’uso della vignetta è meno
tradizionale. Su 25 pagine solo otto hanno una suddivisione in doppia vignetta,
le altre sono illustrate a tutta pagina. Le otto pagine usano le vignette per
sottolineare in modo molto classico dei close up (per mostrare dettagli) o la
scansione temporale di un’azione.
Jeff Smith - Topo Lino si prepara |
Spiegelman, più classico, usa invece la vignetta a tutta
pagina solo in apertura e chiusura della storia. Nelle altre pagine la
scansione è classica: vignette dal ritmo regolare, due per pagina, entrambe
dello stesso peso. L’uso del riquadro è meno mainstream: manca il bordino nero,
i personaggi spesso sfondano i limiti del quadro e, inoltre, per aggiungere
dinamismo al ritmo costante, vengono usati colori diversi, sia per distinguere
le sequenze narrative sia per evidenziare una vignetta particolare all’interno
di una serie. A volte il fondo viene leggermente ruotato, sempre a fini
dinamici.
Scelte tipografiche
Entrambi gli autori usano per i loro baloon una font
probabilmente scritta a mano direttamente sulle tavole, con passaggi frequenti
tra stampato minuscolo e maiuscolo e l’uso del grassetto per aggiungere enfasi.
Spiegelman, al contrario di Smith utilizza ampiamente
l’onomatopea come parte integrante della grafica del suo lavoro.
Jeff Smith - Topo Lino si prepara |
Lo spazio
L’ambiente è
estremamente stilizzato in entrambi gli albi.
In alcune vignette di Spiegelman si notano elementi di
mobilio bidimensionali.
È l’uso di collocare i personaggi su piani diversi a
definire lo spazio attraverso la lontananza (stratagemma usato comunque in modo
parco, sono più frequenti i riquadri in cui i personaggi sono tutti in primo
piano).
L’idea di volume è brillantemente evocata quasi esclusivamente
grazie all’oggetto che fa da coprotagonista a Jack: la scatola del suo regalo.
In Smith il colore di fondo (ocra, per richiamare il colore del
fieno) riempie lo spazio, qualche tratto accessorio dà l’idea di un ambiente campestre
(fili d’erba, foglie). Nell’ultima vignetta il paesaggio si apre mostrando un
tratto di cielo (sempre color fieno) e un granaio in lontananza.
Storie e linguaggio
Il linguaggio è molto semplice, alla portata di lettori alle
prime armi.
Smith sfrutta il tema della vestizione e ricorre all’elenco
dei nomi dei vari abiti che il topolino protagonista indossa, nonché al citare le varie azioni
compiute. Funziona bene come piccolo lessico iniziale per il bambino che sta
imparando a vestirsi da solo (e che può rispecchiarsi in Topo Lino).
Spiegelman usa il classico tema del regalo di compleanno che
si anima magicamente (ricorda a tratti Il gatto e il cappello matto di Dr. Seuss); argomento più sognante al quale si adatta bene il
linguaggio ridondante e ripetitivo scelto dall’autore, più straniante e
meccanico – almeno agli occhi di un adulto – e capace di accentuare il tono
surreale della vicenda. La ridondanza è caratteristica del parlato infantile e
questa scelta stilistica crea la giusta interfaccia con la realtà linguistica
dei bambini.
Art Spiegelman - Jack e la scatola |
Infine
Curiosamente i due libretti sono quasi antitetici nell’uso
degli animali antropomorfizzati.
Spiegelman ha usato spesso nella sua opera (penso
soprattutto a Maus) l’antropomorfizzazione degli animali anche come metafora. I
personaggi di “Jack” sono una famiglia di conigli perfettamente umanizzati
(vestiti, ambienti, oggetti che usano).
Al contrario Smith fa concludere la minuziosa vestizione di
Topo Lino con l’appunto sorpreso della madre: “Beh… i topi non usano vestiti!”
L’operazione di Libri Toon è interessante e anche gradevole,
ma in generale mi è rimasta l’impressione che l’uso del fumetto sia un pretesto
quasi didattico per far conoscere ai bambini una diversa applicazione (il
formato “libro d’autore”) di un linguaggio che probabilmente già conoscono
grazie alle riviste.
Link utili
Articolo di Goffredo Fofi sui Libri Toon
Il giornale dei giovani lettori sui Libri Toon
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