14 mar 2013

Due parole sui Toon Books di Orecchio Acerbo


Nel 2011 Orecchio Acerbo ha presentato la collana Libri Toon con l’intenzione di proporre al pubblico di piccoli e piccolissimi lettori una rosa di albi a fumetti  d’autore per avvicinarli a un linguaggio sì familiare (vignette e baloon, al posto di testi, illustrati o meno), ma comunque diverso da quello dei fumetti più popolari e amati anche da chi non è un lettore abituale di libri e riviste (penso soprattutto ai fumetti Disney).

Art Spiegelman - Jack e la scatola
Ad oggi la collana conta tre uscite (inserite nella più ampia sezione comics del catalogo Orecchio Acerbo):
 “Topo Lino si prepara”( di Jeff Smith - Bone ), “Jack e la scatola” (di Art Spiegelman -  Maus ), “Il signor Coccodrillo ha molta fame” (di Joann Sfar - Professor Bell); i primi due in formato orizzontale (come i vecchissimi albi da una striscia a pagina), copertina morbida e pagine a colori.
Le storie semplici (narrativamente e linguisticamente), la brevità e la bassa densità di testo scritto li rendono potenzialmente adatti sia ai piccolissimi neolettori che a chi, più grandicello, è restio a prendere un libro in mano.


Dopo aver letto i libretti di Spiegelman e Smith ho avuto l’impressione di avere davanti dei prodotti ibridi, nati più per stimolare l’interesse verso il fumetto o la lettura che per essere fruiti da lettori giù usi  a questo linguaggio (e magari già appassionati).
Guardiamoli da vicino.

Vignette
Nell’albo di Jeff Smith l’uso della vignetta è meno tradizionale. Su 25 pagine solo otto hanno una suddivisione in doppia vignetta, le altre sono illustrate a tutta pagina. Le otto pagine usano le vignette per sottolineare in modo molto classico dei close up (per mostrare dettagli) o la scansione temporale di un’azione.
Jeff Smith - Topo Lino si prepara
Spiegelman, più classico, usa invece la vignetta a tutta pagina solo in apertura e chiusura della storia. Nelle altre pagine la scansione è classica: vignette dal ritmo regolare, due per pagina, entrambe dello stesso peso. L’uso del riquadro è meno mainstream: manca il bordino nero, i personaggi spesso sfondano i limiti del quadro e, inoltre, per aggiungere dinamismo al ritmo costante, vengono usati colori diversi, sia per distinguere le sequenze narrative sia per evidenziare una vignetta particolare all’interno di una serie. A volte il fondo viene leggermente ruotato, sempre a fini dinamici.

Scelte tipografiche
Entrambi gli autori usano per i loro baloon una font probabilmente scritta a mano direttamente sulle tavole, con passaggi frequenti tra stampato minuscolo e maiuscolo e l’uso del grassetto per aggiungere enfasi.
Spiegelman, al contrario di Smith utilizza ampiamente l’onomatopea come parte integrante della grafica del suo lavoro.

Jeff Smith - Topo Lino si prepara
Lo spazio
L’ambiente  è estremamente stilizzato in entrambi gli albi.
In alcune vignette di Spiegelman si notano elementi di mobilio bidimensionali.
È l’uso di collocare i personaggi su piani diversi a definire lo spazio attraverso la lontananza (stratagemma usato comunque in modo parco, sono più frequenti i riquadri in cui i personaggi sono tutti in primo piano).
L’idea di volume è brillantemente evocata quasi esclusivamente grazie all’oggetto che fa da coprotagonista a Jack: la scatola del suo regalo.
In Smith il colore di fondo (ocra, per richiamare il colore del fieno) riempie lo spazio, qualche tratto accessorio dà l’idea di un ambiente campestre (fili d’erba, foglie). Nell’ultima vignetta il paesaggio si apre mostrando un tratto di cielo (sempre color fieno) e un granaio in lontananza.

Storie e linguaggio
Il linguaggio è molto semplice, alla portata di lettori alle prime armi.
Smith sfrutta il tema della vestizione e ricorre all’elenco dei nomi dei vari abiti che il topolino protagonista  indossa, nonché al citare le varie azioni compiute. Funziona bene come piccolo lessico iniziale per il bambino che sta imparando a vestirsi da solo (e che può rispecchiarsi in Topo Lino).
Spiegelman usa il classico tema del regalo di compleanno che si anima magicamente (ricorda a tratti Il gatto e il cappello matto di Dr. Seuss); argomento più sognante al quale si adatta bene il linguaggio ridondante e ripetitivo scelto dall’autore, più straniante e meccanico – almeno agli occhi di un adulto – e capace di accentuare il tono surreale della vicenda. La ridondanza è caratteristica del parlato infantile e questa scelta stilistica crea la giusta interfaccia con la realtà linguistica dei bambini.

Art Spiegelman - Jack e la scatola

Infine
Curiosamente i due libretti sono quasi antitetici nell’uso degli animali antropomorfizzati.
Spiegelman ha usato spesso nella sua opera (penso soprattutto a Maus) l’antropomorfizzazione degli animali anche come metafora. I personaggi di “Jack” sono una famiglia di conigli perfettamente umanizzati (vestiti, ambienti, oggetti che usano).
Al contrario Smith fa concludere la minuziosa vestizione di Topo Lino con l’appunto sorpreso della madre: “Beh… i topi non usano vestiti!”

L’operazione di Libri Toon è interessante e anche gradevole, ma in generale mi è rimasta l’impressione che l’uso del fumetto sia un pretesto quasi didattico per far conoscere ai bambini una diversa applicazione (il formato “libro d’autore”) di un linguaggio che probabilmente già conoscono grazie alle riviste.

Link utili


Articolo di Goffredo Fofi sui Libri Toon


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