Un anno fa, mentre Stella era in ritiro in un eremo con Hamelin e Ponti (e poi ne raccontava qui), io ero arroccata a Sant’Arcangelo in occasione del Laboratorio Malatestiano che, giunto alla sua quarta edizione e continuando a esplorare la contemporaneità, si era dato il compito di indagare come varie forme d’arte dal dopoguerra ad oggi si confrontino con rilevanti eventi di cronaca.
Il titolo scelto, su cui sono stati chiamati a intervenire studiosi di cinema, teatro, letteratura e altro è stato: Forme della cronaca nelle arti contemporanee (programma qui).
Del mio intervento, dal titolo Storie urgenti. Cronaca e società nella letteratura illustrata per l’infanzia, vi propongo qui alcuni passaggi e riflessioni, in attesa della pubblicazione degli atti (che si possono leggere qui).
Lo spirito del convegno era davvero inter artes: abbiamo sentito parlare Giulia Sarno di murder ballads oggi, Pasquale Palmieri del racconto attuale dei fenomeni sportivi, Marco Castellari di Peter Weiss, a coordinare le sessioni e introdurle si sono succeduti Francesco de Cristofaro, Terry Lussone, Carmen Gallo e Andrea Peghinelli. Ha chiuso poeticamente il convegno Marco Baliani, con un incontro dal titolo Human nel quale abbiamo ritrovato tantissimi dei nodi emersi dalle relazioni e dalle discussioni e che ci ha lasciato molto ancora da pensare.
Due giorni molto intensi, in cui si è spaziato dalle serie tv documentarie al teatro documentario, ragionando su cosa volesse dire attualità, cronaca, diario fino alla “polverizzazione” della cronaca.
Per questo intervento mi erano venute subito in mente alcune esperienze editoriali degli anni settanta, in particolare le storie vere e le storie scritte coi bambini della “Biblioteca di lavoro”, collana per molti versi simile a quella presa come bersaglio polemico da Natalia Ginzburg, “Tantibambini”, di cui abbiamo parlato qui (parte uno - parte due). Volevo però confrontarla col presente e ho condotto quindi una ricerca in biblioteca allo scaffale “Storie illustrate” e tramite ricerca tematica sui bollettini editoriali forniti dal gruppo di lavoro di Campi Bisenzio (LiBeR). Mi sono sorpresa di scoprire che - nonostante verrebbe da pensare che la letteratura per l’infanzia sia ambientata in un passato indefinito o in un presente sempre uguale - la realtà sociale e gli eventi di cronaca sono marcatamente presenti, in particolare dal punto di vista quantitativo, nell’editoria illustrata contemporanea.
Durante la prima giornata del convegno si era fatto cenno nel dibattito alla questione della moda. La cronaca è di moda e le storie vere hanno decisamente appeal, come abbiamo visto nel caso del fenomeno di marketing Storie della buonanotte per bambine ribelli (cui abbiamo fatto riferimento qui). La cronaca, ha il vantaggio di offrire al lettore o allo spettatore una storia che già conosce. Ecco, nella letteratura che si vuole destinare all’infanzia, la cronaca e l’attualità è di moda perché offre all’adulto rassicurazione rispetto al suo bisogno di raccontare il presente alle nuove generazioni. Spesso, si guarda al libro come uno strumento con cui rispondere alle domande di un’infanzia che è appieno partecipe della società.
Sappiamo però che la letteratura che ha pretesa esplicita di insegnare e proporre una lettura unilaterale del presente non piace. Può avere più o meno successo di mercato ma annoia. E, diceva Singer, se la verità annoia non è una verità.
Sappiamo però che la letteratura che ha pretesa esplicita di insegnare e proporre una lettura unilaterale del presente non piace. Può avere più o meno successo di mercato ma annoia. E, diceva Singer, se la verità annoia non è una verità.
Troviamo dunque un gran numero di libri brutti che vogliono insegnare qualcosa sulla realtà, spesso con argomento l’attualità. Ma l’attualità, come si era messo a fuoco sempre nel corso della prima giornata, non è la cronaca. Con cronaca vogliamo intendere la presentazione temporale di alcuni eventi, presentazione che per quanto si sforzi non sarà mai oggettiva, ma proporrà una lettura attuale, urgente.
Un faro per l’editoria successiva proviene dall’ingegno di B. Brecht, che ne L’abicì della guerra - si cui alcune doppie pagine vedete sopra - mette in sequenza delle fotografie che denunciano l’ottusità e devastazione della guerra accostandole a delle quartine che, nell’edizione che prendiamo in considerazione, sono raddoppiate per sciogliere il senso e presentarlo, eventualmente proiettato e letto, nei circoli scolastici. L’operazione multimediale, già negli intenti dell’autore, assume il valore di epigramma fotografico. Brevità, ritmo, paradossi e orrore scandiscono il montaggio delle immagini scelte, in cui la fotografia è usata con valore documentale, ma proprio attraverso il montaggio si estende il valore testimoniale all'universale. Le parole scavano le immagini nel senso che ci offrono una verità di esse: spogliate della loro freddezza giornalistica, guardiamo le macchine che producono morte, abitiamo i luoghi desolati dalla guerra, ci interroghiamo insieme ai soldati se il nostro nemico non è lo stesso generale che ci comanda.
Dopo aver mostrato questo piccolo volume einaudiano per le scuole medie, ho scelto di non soffermarmi sui nuclei tematici dell’attualità, di cui avevo trovato molte occorrenze (libri sulla diversità, sull’accettazione, il bullismo, la parità di genere, le nuove famiglie) ma su alcuni percorsi, a partire da esempi di qualità.
Per quanto riguarda la cronaca come esposizione più o meno lineare di fatti nel tempo ho proposto L'incredibile viaggio di Shackleton di William Grill (Isbn edizioni, 2014) e Casa nel tempo di Roberto Piumini e Roberto Innocenti (La Margherita 2010). Cronache del tempo che passa, di avventure o di pietre come testimonianze, stabili e ferme come le parole poetiche di Brecht.
Poi come anticipato ho passato in rassegna alcuni volumi della “Biblioteca di lavoro”. Come nella collana Tantibambini, anche quella quadrata e a punto metallico, il testo comincia già nella copertina, senza preamboli, senza frontespizio o colophon. Questo espediente economico fa sì che la prima pagina del libro coincida con la copertina, facendo quindi già entrare il lettore nella storia, dichiarando senza remore il contenuto del libro, invogliando a continuare leggere senza neanche bisogno di aprire il libro. Ne vediamo alcuni, come La strage di Brescia (della Federazione del P. C. I. di Brescia e Ivo Sedazzari, Biblioteca di lavoro, Documenti, 32, L. Manzuoli, 1975), La strabomba (dello stesso Mario Lodi che coordinava il gruppo di lavoro e Ivo Sedazzari, Biblioteca di lavoro, Letture, 8, L. Manzuoli, senza anno, presumibilmente 1973) e soprattutto Giovannino senza paura, di Foschi Pini (Biblioteca di lavoro, Documenti, 69, L. Manzuoli, 1977) in cui il rapporto tra storia vera, valore documentale e occasione di confronto è particolarmente felice.
Ecco cosa si legge alla fine del racconto delle peripezie di Giovannino, dalla penna della sua maestra:
A TUTTI I GIOVANNINI - Questo libretto non è una favola e neppure un rimprovero, è una storia vera di un bambino che “fugge” perché “sta stretto”, perché vuol vedere il mondo, vuol provare a se stesso e agli altri che è capace di fare da solo. È quindi un invito a tutti i bambini a riflettere sui loro grandi problemi: perché i bambini “stanno stretti”?, forse non stanno stretti solo quelli che hanno la casa piccola, forse anche quelli che non hanno un posto per giocare o non hanno un adulto con cui parlare o...
Dalla magnifica collana pedagogica, chiusa definitivamente nel 1980, passiamo ad alcuni esempi dell’editoria contemporanea che raccontano il drammatico presente che viviamo e che esplorano regni che vorremmo restassero celati. Due libri dell’editore Orecchio Acerbo che non si esimono dal mostrare la realtà della morte in mare: Migrando e Mediterraneo. Il primo lo fa attraverso un paragone col tempo in cui la parola migrare aveva un suono felice (è un silent book di Mariana Chiesa Mateos del 2010). Il secondo, di Armin Greder, mostra senza remore le immagini che quotidianamente rimuoviamo - corpi che affondano e diventano cibo per pesci - e esplicitando poi la “catena alimentare” attraverso una successione capace di invidividuare limpidamente le colpe.
Oltre a notare le ricorrenze (LiBeR seleziona una bibliografia di oltre 400 titoli editi dagli anni Novanta al 2016 sul tema delle migrazioni, disponibile qui), ci soffermiamo anche su temi minoritari, come quello delle disparità sociali ed economiche. Vediamo la raffinata pubblicazione a leporello Il Dio Denaro di Karl Marx illustrato da Maguma (Gallucci 2017) e testi allusivi e poetici, lontani dall’essere didattici o ottusamente edificanti: Gli altri di Susanna Mattiangeli e Sjtia Rubio (Topipittori 2014) e Bottoni d’argento di Bob Graham (Giralangolo 2014).
Sembra valere con particolare forza per i migliori libri illustrati per l’infanzia quel che scrive Calvino dei classici: «È classico ciò che tende a relegare l’attualità al rango di rumore di fondo, ma nello stesso tempo di questo rumore di fondo non può fare a meno».
Concludiamo l’intervento con un altro nucleo tematico molto presente tra i libri di attualità: l’ecologia e la salvaguardia dell’ambiente. Un libro che racconta alla maniera della cronaca un grande disastro ambientale e che trae il suo valore testimoniale da un racconto ispirato a sua volta da un evento mirabolante: l’emersione di un’isola tra Sciacca e Pantelleria nel 1831 e il suo inabissamento l’anno successivo che aveva colpito l’immaginazione di Salgari. Si tratta de L’isola di fuoco, illustrato da Luca Caimmi, progettato da Orecchio Acerbo nel 2011 e che racconta quella che è chiamata fiabescamente “marea nera”, uno dei più grandi disastri ambientali di sempre, in Nuova Zelanda nel 2010 e il cui processo agli imputati è ancora in corso.
In sintesi, come anche è emerso nel dibattito, il campo della letteratura per l’infanzia, mancando di un canone condiviso come di una critica specializzata, è attraversato da alcuni nuclei tematici che non garantiscono qualità. Anzi, quando l’intento è esplicito e la realtà presentata in maniera unilaterale, è alta la probabilità di ricadere nel didatticismo, immediatamente individuato dagli occhi infantili e nella migliore delle ipotesi, come diceva qualcuno, sopportato con educazione. Non sempre il tema o il successo di vendita è indice di qualità, ma non è raro trovare, con sempre maggiore frequenza negli ultimi anni, proposte valide per mantenere aperto il canale di confronto tra cultura adulta e lettura infantile.
Per questa occasione di confronto vorrei ringraziare l’organizzazione del Laboratorio, dall’Associazione Malatesta a tutte le persone ad una ad una: sono state sessioni di lavoro intenso e appassionato, in una cornice fiabesca e amichevole.
Leyla Vahedi
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