Nell'ambito della mostra "A occhi aperti" curata da Hamelin e ora presente in più biblioteche del circuito romano, ci siamo ritrovate alla Biblioteca Europea per ascoltare Ilaria Tontardini che ci ha portato a spasso, In lungo e largo, per discutere di spazio e tempo nell'albo illustrato.
Presentiamo qui non un report esaustivo ma alcuni appunti da mettere a disposizione, speriamo fecondi di spunti. E ci scusiamo con chi ha parlato, se avessimo frainteso o omesso qualcosa, siamo a disposizione. Anzi, chi è stato all'incontro e vuole integrare, è benvenuto!Apre l'incontro
Cristina Paterlini, Biblioteche di Roma, la quale ci indica che il
messaggio più importante della mostra è presentare
l'albo illustrato come un progetto complessivo a tutto tondo e
sottolinea che è stato uno dei meriti principali
dell'associazione Hamelin quello di averci fatto scoprire che l'albo
illustrato è un linguaggio di per sè, un linguaggio
come lo è il fumetto o la fiction, un linguaggio fatto di
peculiarità e strutture. Ilaria poi ci elencherà alcune
di queste particolarità: è un oggetto conchiuso, un
oggetto in cui sempre le due facciate si confrontano, in cui gli
elementi testuali e grafici e materiali sono significativi... E Cristina racconta che, per gli adulti, questa mostra è stata una sorpresa, mentre i bambini non si stupivano di trovare esposti gli albi che amano e conoscono.
Passa la parola a
Ilaria Tontardini, che ci ha portato una selezione gustosissima di libri con le
figure, come se non bastassero quelli della mostra. E' intenzionata a
accompagnarci in lungo e largo, e subito ci spiega che il titolo
rimanda a un'immediata apertura all'avventura e che anche se spazio e tempo non
sono tematizzati nel percorso espositivo, saranno qui usati come dei
fili, seguendo lo spunto di E. Varrà [cfr. il suo saggio Albo
e tempo in Ad
occhi aperti. Leggere l'albo illustrato,
pubblicato da Donzelli nel 2012 di cui abbiamo parlato qui].
-il tempo e lo
spazio della lettura, ovvero dove materialmente leggo, in che
posizione mi porta a mettermi il libro, il tempo che ci metto a
leggerlo (ed è Nicoletta Gramantieri a sottolineare che la
lettura dell'albo comporta nel lettore un coinvolgimento in primo
luogo fisico, coinvolgimento che nasce dal fecondo rapporto tra
la fissità dell'illustrazione e il voltare pagina);
-il tempo e lo
spazio del libro, ovvero come lo spazio viene occupato, come la doppia pagina viene utilizzata, la forma, il ritmo che scandisce;
-il tempo e lo
spazio della storia, ovvero come autori e illustratori giocano su queste due diagonali utilizzando spazio e tempo come strumenti di costruzione della narrazione (e si pensi ai libri di Suzy Lee di cui sopra e al suo nuovo
libro con J. Klausmeier, Apri questo piccolo libro, appena
pubblicato da Corraini in cui l'azione di aprire piccoli
libri rende il lettore protagonista e generatore della narrazione).
E per vedere
queste cose, Ilaria ci mostra una gran quantità di libri. Nell' "imagier" (catalogo di immagini) di F. Marceau e J. Jolivet,
Dans le livre (Hélium 2012)
vediamo che di continuo l'attenzione è sollecitata a
spostarsi, sopra e sotto, dentro e fuori, vicino e lontano, in mezzo
e attraverso...relazioni primarie con lo spazio che i bambini colgono
fin dalla più tenera età.
E' un albo in cui si parte da situazioni molto comuni e quotidiane ("sono nella scarpa, dice il sassolino") ma non si rinuncia a situazioni solo agognate, fantastiche ("sono nell'oceano, dice la balena"). Il bambino è portato a completare le frasi, mentre il suo sguardo viaggia nella pagina e allena il gioco dei punti di vista. Il lettore può istaurare delle relazioni fra le varie pagine, dei ponti tra le figure, per esempio tra i vari bambini rappresentati o tra i due retini passati in rassegna, uno per catturare nell'aria l'altro nell'acqua, o il segno dei capelli che ricorda un nido...
Il libro di chiude con un libro, un libro che contiene ma anche che è contenuto, così come il bambino che lo abbraccia mentre è abbracciato dal papà che a sua volta è abbracciato dalla poltrona...
E' un albo in cui si parte da situazioni molto comuni e quotidiane ("sono nella scarpa, dice il sassolino") ma non si rinuncia a situazioni solo agognate, fantastiche ("sono nell'oceano, dice la balena"). Il bambino è portato a completare le frasi, mentre il suo sguardo viaggia nella pagina e allena il gioco dei punti di vista. Il lettore può istaurare delle relazioni fra le varie pagine, dei ponti tra le figure, per esempio tra i vari bambini rappresentati o tra i due retini passati in rassegna, uno per catturare nell'aria l'altro nell'acqua, o il segno dei capelli che ricorda un nido...
Il libro di chiude con un libro, un libro che contiene ma anche che è contenuto, così come il bambino che lo abbraccia mentre è abbracciato dal papà che a sua volta è abbracciato dalla poltrona...
Il lettore è qui di continuo chiamato in causa, e il libro è un oggetto che letteralmente abbraccia e che per leggerlo bisogna letteralmente abbracciarlo.
Ora Ilaria accosta due libri, uno che è il punto zero di un certo uso dello spazio vuoto, l'altro che è stato appena pubblicato: Palloncino rosso e Il libro bianco.
Partiamo dal
Palloncino rosso
di Iela Mari (Babalibri 2004, originariamente pubblicato da Emme
Edizioni nel 1968), per eccellenza libro della mutazione, in cui assistiamo al trasformarsi (doppia) pagina dopo pagina della forma tonda di un palloncino in tante altre cose.
Il ritmo è scandito da una perfetta combinazione tra la progressione del racconto e il tempo grafico, nell'economia più assoluta di segno.
Il bianco è utilizzato per costruire la dimensione spaziale che altro non è che la dimensione del possibile (Ilaria consiglia di leggere il contributo di Loredana Farina in Iela Mari. Il mondo attraverso una lente pubblicato da Babalibri nel 2010). L'economia di segno non comporta approssimazioni, e osservando il sottobosco notiamo degli stercorari (che fanno pallette) e altri particolari illustrati con precisione scientifica.
Ad ogni pagina tutto cambia, e anche il lettore cambia prospettiva: si trova al di sopra dell'immagine, poi di fronte, a volte piccolissimo a volte enorme. Nell'ultima pagina vediamo un bambino allontanarsi con un ombrello, Iela Mari racconta a proposito che tutti i lettori le chiedevano dove mai andasse quel bambino: in realtà anche l'ombrello cambia, e trasformandosi in un palloncino fa ricominciare la narrazione del mutamento.
Il ritmo è scandito da una perfetta combinazione tra la progressione del racconto e il tempo grafico, nell'economia più assoluta di segno.
Il bianco è utilizzato per costruire la dimensione spaziale che altro non è che la dimensione del possibile (Ilaria consiglia di leggere il contributo di Loredana Farina in Iela Mari. Il mondo attraverso una lente pubblicato da Babalibri nel 2010). L'economia di segno non comporta approssimazioni, e osservando il sottobosco notiamo degli stercorari (che fanno pallette) e altri particolari illustrati con precisione scientifica.
Ad ogni pagina tutto cambia, e anche il lettore cambia prospettiva: si trova al di sopra dell'immagine, poi di fronte, a volte piccolissimo a volte enorme. Nell'ultima pagina vediamo un bambino allontanarsi con un ombrello, Iela Mari racconta a proposito che tutti i lettori le chiedevano dove mai andasse quel bambino: in realtà anche l'ombrello cambia, e trasformandosi in un palloncino fa ricominciare la narrazione del mutamento.
Ecco che diventa evidente che lavorare sulle categorie e sulle strutture più intime dell'albo illustrato è ancor più interessante in un momento in cui ci si avvicina a nuovi linguaggi, il digitale. Smontare gli elementi e vedere come diventano storie può essere utile non tanto a creare app ma a affrontare i nuovi linguaggi con la consapevolezza degli strumenti.
Il libro bianco (di Silvia Borando, Elisabetta Pica e Lorenzo Clerici) è un libro pubblicato dalla nuova casa editrice di Reggio Emilia Minibombo in cui troviamo un uso altrettanto interessante del bianco come spazio libero. Anche qui c'è un sopra e un sotto, alto e basso, esplorato in tutti i modi offerti dallo spazio. Qui si gioca col bianco facendolo diventare una storia.
Ilaria si sofferma su un altro uso dello spazio. Se fin'ora abbiamo visto libri in cui si esplora il vuoto, ora vediamo dei libri, come quelli della Berner [di cui abbiamo parlato qui], pieni a dismisura, brulicanti di immagini e potenziali storie [dei libri "brulicanti" abbiamo parlato invece qui].
Un altro libro pieno in cui tutto lo spazio è occupato è Une chanson d'ours di B. Chaud, pubblicato da Hélium nel 2011. Qui l'itinerario del papà orso ci fa muovere "tipograficamente" lungo la storia sulla doppia pagina da sinistra a destra, all'inseguimento del piccolo orso che insegue un'ape in un rocambolesco alternarsi di scenari pieni di dettagli e particolari, che gli occhi dei bambini adorano ("il piacere dell'infinitamente piccolo", dice Ilaria). Qui - a differenza dei libri propriamente "brulicanti" - si narra la storia della scoperta di un altro mondo, dai boschi di pini all'Opéra, scoperta che compie anche il lettore avendo l'opportunità di osservare da vicino per esempio il sistema di quinte, camerini, meccanismi e palco di un teatro fantastico, decorato con elementi naturali che ci fanno ripercorrere il tragitto dal bosco da cui gli orsi provengono. E' il lettore stesso che scopre dunque, insegue con lo sguardo il piccolo orso e l'apetta, li scova, è immerso nell'avventura.
Un altro incredibile creatore di spazi (dell'assurdo!) è Claude Ponti, e Ilaria ci sfoglia Biagio e il castello di compleanno pubblicato da Babalibri nel 2005. E talmente crea spazi e inventa immagini, che ha bisogno di inventare anche parole per nominar tutte le cose dentro questo libro che un nome non ce l'hanno. E' un libro dal moto perpetuo, dice Ilaria, un libro per tutti i bambini che non sanno star fermi in classe.
Infine arriviamo a parlare di libri che utilizzano le loro delimitazioni materiali per costruire la storia.
Una pagina fustellata, fisica, posta tra due personaggi, è un muro con buco attraverso cui due topini si guardano (e il lettore guarda i topini): B. Gill, Il topolino con gli occhi verdi e la topolina con gli occhi blu, Phaidon 2010. Bob Gill qui gioca a un gioco in cui lo spazio diventa fondamentale, e ancora più denso il punto di vista, che a ogni cambio pagina viene stravolto. Il lettore è chiamato a stare di volta in volta da una parte e dall'altra.
Ilaria ci fa notare anche qualcosa che il libro ci dice a livello fisico sul montare della paura. Anche qui con sintesi grafica come in Iela Mari, vediamo il topino immaginare che dall'altra parte del muro ci sia...un rinoceronte, completamente sproporzionato, enorme, sproporzionato come sa essere a volte il timore di ciò che è sconosciuto.
Ilaria ci mostra un magnifico libro pubblicato nel 1957 di R. Charlip: Qui est qui? edito da Mémo (2008) e Henry au jardin d'enfants di G. Dubois pubblicato da Seuil nel 2008 che gioca con lo spazio tipografico in maniera inedita.
Chiude con l'artista con cui ha aperto: Suzy Lee, e sfogliamo insieme Zoo sans animaux, Actes Sud Junior 2008, un albo in cui perdendosi si scopre un mondo, oltre gli spazi e i tempi consueti. Ecco che tanti degli elementi con cui abbiamo giocato (lettore, punto di vista, tempo e spazio) in questo albo si "muovono" lungo tutto lo scorrere delle due storie dell'albo.
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Se
non avete ancora visto la mostra, se siete interessati a altri
momenti di riflessione intorno all'albo illustrato, vi segnaliamo il
prossimo appuntamento presso il centro specializzato della Biblioteca
Centrale Ragazzi (via San Paolo alla Regola, 17) il 16 aprile alle
15.30: Che
bella figura! Panorama
critico dell’albo illustrato nella recente produzione editoriale
(interviene Carla Ghisalberti, esperta di Letteratura per
l’infanzia).
A
Occhi Aperti Leggere l’albo illustrato Centro
Specializzato Ragazzi
Info: Anna
Maria Di Giovanni - Centro Specializzato Ragazzi (Via San
Paolo alla Regola 17 - 00186 Roma) tel. 06 45460395
; e-mail: a.digiovanni@bibliotechediroma.it
5 febbraio-30 giugno Centro Specializzato Ragazzi, via San Paolo alla Regola 18
5 febbraio-20 aprile Europea, via Savoia 13/15
4 febbraio-30 marzo Pier Paolo Pasolini, viale dei Caduti per la Resistenza 410 a
27 febbraio-27 marzo Franco Basaglia, via Federico Borromeo 67
17 aprile-22 maggio Elsa Morante, via Adolfo Cozza 7
2 maggio-28 giugno Gianni Rodari, via Francesco Tovaglieri 237 a
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Ilaria Tontardini (Hamelin Associazione Culturale)
Si è occupata di didattica museale presso le Service éducatif del Centre Georges Pompidou, la Fondazione Peggy Guggenheim di Venezia e i Musei Civici veneziani. Fa parte di Hamelin Associazione Culturale e si occupa prevalentemente di formazione e promozione culturale legata all’illustrazione, attraverso corsi di aggiornamento per adulti, incontri con bambini e ragazzi, mostre, incontri con artisti, pubblicazioni. È coautrice e curatrice del volume di Hamelin Ad occhi aperti. Leggere l’albo illustrato, edito da Donzelli Editore. Insegna Storia dell’Illustrazione nel biennio di Illustrazione per l’editoria all’Accademia di Belle Arti di Bologna.
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