In occasione della prima edizione di BookCity
eccoci a Milano per seguire il convegno organizzato da Happi
Ideas e dalla Casa Editrice
Babalibri sul futuro dei libri per ragazzi di fronte alla
sfida del digitale: l'editoria per l'infanzia volta pagina.
Obiettivo del convegno è l'intento di continuare a
parlarne, come ci racconta Anna Pisapia, Happi
Ideas, giovane e attiva mamma che ha aperto il convegno. Il dibattito ha già preso avvio e continuerà su twitter (Hashtag: #futurolibroinfanzia) e sul blog
Topipittori, verrà
anche redatto e diffuso un questionario, intanto ecco alcune delle
questioni che si sono aperte.
Dopo aver ripercorso le principali tappe della
nascita del libro, Anna Pisapia ci fornisce alcuni dati interessanti. I genitori,
dice, sono entusiasti downloader di applicazioni per l'infanzia, le
app più scaricate sono di intrattenimento e educazione.
Ma sotto queste etichette c'è un po' di tutto, non solo
"libri", ed è difficile orientarsi e scegliere
accuratamente.
Prima questione con cui confrontarsi: nei libri
digitali c'è una giusta interattività?
Troppa interattività può distrarre dai
contenuti: è stato osservato che i bambini che leggono un
libro digitale ricordano meno particolari dei bambini che leggono lo
stesso libro cartaceo. Anche i pop up cartacei o alcuni libri
interattivi portano i bambini a distrarsi dalla linearità
della lettura narrativa. Ciò non vuol dire che siano cattivi
libri, nè che non vengano amati dai bambini.
Lo studio precedente, commissionato dall'editore
Harper Collins
viene contraddetto da uno studio di Korat del 2008 (quando ancora non esistevano le app) citato in un articolo di Pierdomenico Baccalario : i bambini preferiscono
una maggiore interattività, e quindi i libri digitali ai
cartacei e se supportati dall'adulto, c'è un maggiore
coinvolgimento e ricordano di più.
Insomma... gli studi si contraddicono e non indagano
aspetti così decisivi, il dibattito è dunque
aperto: c'è una giusta interattività tanto per i
libri cartaceri che per i libri digitali?
Seconda questione: Gli e-book possono
avvicinare al piacere della lettura bambini poco motivati?
Lo studio del New York Times, di cui sopra, dice di
sì, ma in molti sono dubbiosi.
Certamente i bambini vanno incoraggiati a
sperimentare, ma genitori e operatori possono soprattutto
indirizzarli verso i prodotti migliori.
Un'altra questione: la terminologia. Nascono nuove
terminologie insieme alle tecnologie, eppure ancora non abbiamo
trovato il verbo: si guarda un film, si legge un libro...ma cosa si
fa con un libro elettronico? Ragiona sui cambiamenti lessicali anche Francesca Archinto, Babalibri: oggi, quando parliamo di un libro, dobbiamo
aggiungere "cartaceo".
Anna passa la parola all'illustratrice Giulia Orecchia che esordisce: "Gli artisti non hanno mai avuto timore delle nuove
tecnologie, anzi, molto spesso ne sono i precursori, si guardi al
lavoro di Hockney degli ultimi vent'anni. Le possibilità di
fare immagini, anche schizzi veloci, che poi si muovono è
senza dubbio interessante".
Giulia ci mostra dei lavori prodotti in 5 giorni
dagli allievi del workshop intensivo MiMaster Illustrazione "Dalla
carta all'e-book". Questi corti di carta non sono
adattamenti o goffi tentativi di avvicinarsi ai videogame, ma
utilizzano in maniera intelligente le potenzialità del
digitale partendo dall'illustrazione fatta con carta, colla e
forbici, . Come nei libri con le finestre, si scopre ciò che
c'è dietro, ma tutta l'immagine (e non solo la parte della
"finestrella") muta. Sono dei corti semplici, illustrati
con grandi campiture di colore rosso, bianco e nero di immediata
lettura. "Chi si nasconde nella notte" per esempio mostra
una pagina nera con un solo particolare (degli occhi nella
notte) e il bambino è invitato a "accendere la luce"
scoprendo l'animale di cui vedeva solo gli occhi. Voltare pagina è
qui un click denso di significato: si accende la luce, si svela ciò
che c'è nel buio, si gioca con la curiosità infantile e
si richiede un'intervento attivo invitando il bambino a
guardare le illustrazioni e leggerle.
In un altro corto si svelano le tane degli
animali: in una pagina c'è un paesaggio, nella successiva si
mostrano i tunnel sotterranei delle talpe. Il libro, ed è di
questo che si tratta: un libro,
Questo intelligente esperimento che ha prodotto
venti corti di carta senza parole secondo noi è riuscito a
coniugare le potenzialità più interessanti del
raccontare storie attraverso le illustrazioni, con questo nuovo
strumento che mette tanto in crisi editori e operatori del settore.
Dal blog
di Giulia Orecchia è possibile scaricare l'e-book: Scarica
qui l'e-book Corti di carta
Parla poi Francesca Archinto, Babalibri, la quale riflette sui paradigmi di tradizione e
innovazione e confessa: "Io sono un editore molto tradizionale,
pubblico esclusivamente libri cartacei, mi
rivolgo a bambini in età prescolare e primo ciclo della scuola
dell'infanzia, ma ho sempre pensato che il
mondo digitale è un dato di fatto, un ecosistema, non si
possono chiudere gli occhi. Sarà qualcosa di esplosivo per l'editoria, una bomba, cambierà di certo qualcosa, ma non
in termini di sostituzioni".
L'editrice si domanda: che cos'è un libro? "Un buon libro deve avere una compenetrazione perfetta
tra testo e illustrazioni, capace di restituire emozioni. Un
libro digitale, può suscitare la stessa emozione di un
libro cartaceo?"
Un libro dunque, deve emozionare, ciò che di
peggio possa fare è lasciare indifferenti, non lasciare nulla.
C'è una grande richiesta da parte dei
genitori e allo stesso tempo altrettanta confusione: che cosa
vogliamo proporre ai bambini? E un libro digitale, si legge?
Si cerca un'attività che sia educativa? Ecco, probabilmente la
maggior parte dei genitori cerca questo: elementi di apprendimento e
didattica. L'80% di app, abbiamo visto, è di
educazione.
Allora domandiamoci: le app di apprendimento
offrono emozioni? Se non le danno, non sono libri".
Francesca mostra il libro digitale di Hervé
Tullet, Un jeu [Bayard Éditions d'après "Un
livre", éditions Bayard jeunesse]. Poi "Caccapupù",
ce lo fa sfogliare mostrando la vicinanza al cartaceo di cui
ha mantenuto lo stesso fortunato e efficace impianto. Il testo è
stato ugualmente mantenuto, nonostante una voce racconti la storia,
perché qui la parte tipografica ha una funzione grafica, di
definizione dei campi. Nell'adattamento digitale di Il cane blu
di Nadja invece il testo è stato eliminato, perchè non
ha lo stesso ruolo nella struttura del libro.
Una considerazione sul formato: quando si racconta
una storia, anche il formato è un elemento di decifrazione.
Leggendo dallo stesso tablet, il formato dei libri sarà sempre
lo stesso. Ma ci sono, nel formato digitale, altri benefici da
sfruttare.
Generalmente si tende a dare più peso alle
potenzialità dello strumento piuttosto che al contenuto,
mentre bisogna continuare a offrire buoni libri.
Un libro: è qualcosa che crea una relazione
fortissima, una mediazione, uno spazio espressamente dedicato.
Di un tablet mi chiedo: è altrettanto
socializzante? No, è uno strumento più autonomo.
E' il turno dell'appassionato bibliotecario Giuseppe Bartorilla, Biblioteca dei ragazzi di
Rozzano che interviene su “La lettura fuggente: cronache
bibliotecarie ai tempi del web 2.0.
Racconta dell'esperienza di BUCsity, di cui potete
leggere cliccando qui
e del convegno "Digital Readers" per tentare di decifrare i
nuovi scenari coinvolgendo anche le nuove professioni della filiera
editoriale.
Le biblioteche rivestono ancora un ruolo marginale
nell'attuare progetti sul digitale ma chi si occupa di bambini e lettura non può ignorare che
siano nativi digitali. Non si può ignorare neanche che mai
come in questa epoca di scrive e si legge: post, sms, status di
facebook). Ricordiamoci di avere a che fare con dei mostri che
comunicano e lavorano in gruppo, sviluppano processi cognitivi anche
attraverso i videogiochi. Ebbene sì, i videogiochi. Possono
essere considerati stimoli cognitivi: la scelta, l'errore, il
risultato attraverso elementi non testuali. Anche i videogiochi sono
approcci alla lettura.
Di fronte a un bambino che legge con l'ipad,
i genitori hanno due tipi di reazioni: timore, da una parte, estasi
del proprio pargoletto dall'altra.
Domandiamoci allora cosa è la biblioteca:
possiamo definirla un contenitore di storie. E il fumetto e
l'albo illustrato sono archetipi di multimedialità. Ecco, dal
convegno "Digital Readers" è emerso qualcosa di
nuovo: la crossmedialità, l'importanza dell'interazione tra
media.
Dunque rifettiamo su che cos'è una storia.
Non è un libro, non è un dvd, non è un e-reader.
Una storia può passare attraverso i supporti più
disparati. Il videogioco ne è un esempio.
Giuseppe racconta del progetto che ha visto nascere
il blog, redatto interamente dai ragazzi, BUCSITY,
un tentativo di sposare la lettura trazionale col web 2.0.
Ricorda che il futuro del libro è anche il
futuro della biblioteca. Bisogna dunque ripensare l'idea di leggere,
e pensare di leggere E integrare, perché il nostro modo di
costruire storie non è più quello con cui i ragazzi le
leggono.
Riguardo alle app come motivo di distrazione,
è vero però che non bisogna precludersi nulla, perché,
come scrive Luca Ferrieri in Il
lettore a(r)mato: "Non potremo mai cambiare la realtà
se non (la) sappiamo leggere".
Chiude il suo intervento leggendo le ultime righe di
Hugo
Cabret, libro che ritiene assai "digitale".
Ecco Giovanna Zoboli, Topipittori che interviene su “Libri! In difesa del libro (anche
elettronico)”
Legge a alta voce alcune battute di Mc
Cain, J. Alcorn, Libri, Topipittori 2012, un libro del 1962
per interrogarsi sulla domanda che cos'è un libro.
Ogni editore del resto se lo domanda: come
strutturare i libri del futuro? E' possibile conservare la
ricchezza del linguaggio dell'albo illustrato trasferendolo su un
altro supporto? Bisogna trovare il modo.
Giovanna si sofferma sull'importanza della lettura
nei processi di costruzione dell'identità e delle capacità
cognitive: gli albi illustrati, in quanto sono costruiti e vengono
letti attraverso più codici, attivano diverse aree cognitive.
Segnala il volume di Marco Dallari (Scienze Cognitive a Rovereto),
Testi
in testa, edito da Erikson quest'anno.C'è da
chiedersi: che cos'è un testo? Forse possiamo dire che è
un'organizzazione di strutture complesse di pensiero che passa
attraverso la scansione della pagina.
E' stato dimostrato che non esiste un periodo della
vita più denso di intelligenza e creatività che
l'infanzia. I libri devono rispondere alle esigenze dei bambini.
Come Babalibri, anche noi "generazionalmente"
non siamo preparati, ma stiamo lavorando a un progetto di una app.
Se già nell'albo illustrato vengono coinvolti una gran
quantità di professioni (illustratore, autore, grafico,
tipografo), si aggiungeranno nuove figure. Ci è sembrato
fondamentale trovare persone competenti di nuove tecnologie che però
avessero i nostri stessi gusti. Riteniamo più
interessante ora lavorare a qualcosa di nuovo piuttosto che fare
lavoro di adattamento per digitalizzare i libri che già
abbiamo pubblicato.
Martina Fuga, “Mamma 2.0”, ideatrice di Artkids interviene su “App e Ebook. Cosa ne pensano le mamme”. Si presenta e si dice entusiasta degli e-book, basta saper scegliere. Segnala un editore inglese indipendente che non disdegna l'e-book: Nosy Crow.
Racconta dell'esperienza
positiva delle app per “costruire storie” Special Needs,
espressamente dedicate ai bambini
con bisogni speciali ma apprezzati anche dal resto dei bambini. Sono
strumenti ottimi, capaci di rendere protagonisti i bambini, di
metterli nella dimensione del fare, del creare. Credo che la strada
sia questa, dice. Le nuove potenzialità, non tanto
l'adattamento di un libro cartaceo al formato digitale. E' un mezzo
in più.
Martina
legge alcuni commenti raccolti sul web scritti dalle mamme che
sperimentano le nuove tecnologie: “Non è il nuovo modo di
leggere: è uno dei
modi di leggere”; “A scuola sì, la sera no”
e tanti altri. Ma la questione non è schierarsi a favore o
contro: c'è da riflettere e da affrontare il timore che hanno
alcuni genitori di iperstimolare i figli o ancora il timore sulla
misura e sul tempo che i loro figli dedicheranno al tablet.
Infine è il turno di Massimo Canuti, Happi ideas, il quale propone “Interazione di qualità. Un
comune denominatore tra carta e pixel”
Anche
qui proviamo a rispondere alla domanda: che cos'è un
libro. Gioco, strumento educativo, narrazione. S. King dice che un
libro è come una pompa, non dà nulla se prima non viene
attivata con una spinta. Poi restituisce molto di più di ciò
che si è dato.
Una
interessante via da percorrere per gli e-book è quella dei
libri pop up. Mostra un e.book: Tree little pigs and the Secrets
on a Pop Up Book con le
illustrazioni di Leslie Brooke di fine '800. Qui lo strumento
digitale offre la possibilità di scoprire cosa c'è
sotto, di svelare il meccanismo.
Segue
il dibattito. Intervengono Loredana Costi, Costanza Cristianini,
Lorella Manio, Grazia Lodigiani, Caterina Giorgetti e l'ass.
Cartastraccia.
Si
discute del problema della mediazione: c'è comunque bisogno
del ruolo attivo del genitore? Bisogna lavorare sul coinvolgimento.
Di nuovo si cerca di delineare che cos'è leggere.
È importante che questi strumenti continuino, come il libro, a
stimolare la creatività e la capacità di lettura
degli eventi e delle cose che circondano i bambini.
Si
parla del pericolo di annientare la possibilità da parte del
bambini di esperire una lettura anarchica,
di tornare alla pagina precedente, di leggere dalla fine all'inizio,
saltare le pagine...
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